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Una pagina straordinaria, fatta di memoria viva, teatro che educa e  testimonianze che nutrono l'anima. Una di quelle giornate che restituiscono voce e dignità a chi, troppo spesso, è condannato al silenzio della storia. È stato uno spettacolo intenso e toccante quello andato in scena lo scorso 12 maggio al Centro Congressi di Riva del Garda nell'ambito
del “Progetto Memoria” promosso dal Liceo Andrea Maffei, sotto la guida della professoressa Ausilia Puleo. “La terza madre del ghetto di Varsavia” ha regalato al pubblico attento e profondamente partecipe - studenti al mattino, cittadini in serata - un momento di profonda riflessione collettiva. Il Progetto, che mira a sensibilizzare le nuove generazioni sui temi della tolleranza, del rispetto e della solidarietà, quest'anno ha scelto di raccontare la figura luminosa di Irena Sendler, l'infermiera e assistente sociale polacca che, durante la Seconda guerra mondiale, salvò oltre 2.500 bambini ebrei dal Ghetto di Varsavia, strappandoli alla deportazione e alla morte.

A dare corpo e voce a questa straordinaria storia di coraggio, è stato lo spettacolo teatrale ideato e diretto da Roberto Giordano, che con la sua compagnia ha saputo trasformare il palcoscenico in un luogo di memoria e coinvolgimento profondo. Immagini storiche, musiche evocative, dialoghi intensi e una regia vibrante hanno condotto il pubblico in un viaggio emozionante nel cuore della Shoah, tra l'orrore della disumanità e la luce delle scelte di coscienza.

Ma il momento più emozionante è arrivato allane dello spettacolo, quando sul palco è salita Elzbieta Ficowska, oggi 83enne, salvata da Irena Sendler quando aveva appena sei mesi, nascosta in una cassetta di legno e portata fuori dal ghetto. La sua presenza, elegante, decisa, profondamente umana, ha riempito la scena e i cuori. Con voce sicura e tratti di ironia, Elzbieta ha raccontato la sua storia: “Mi sento una donna fortunata”, ha detto, ricordando l'amore ricevuto dalla madre adottiva, il calore di una famiglia che l'ha accolta, e la straordinaria possibilità di vita che Irena le ha regalato.

Il solo oggetto che collega Elzbieta alla sua famiglia biologica è un piccolo cucchiaino d'argento, con inciso il suo nome e la data di nascita. “È il mio certificato di nascita”, ha raccontato sorridendo. Tre parole sono state il filo conduttore della sua testimonianza: amore, fortuna, bontà. E un messaggio, ereditato da Irena Sendler, che Elzbieta ha ripetuto con forza: “Dobbiamo riparare un po' il mondo”.

Particolarmente significativa anche la data scelta per l'evento: il 12 maggio è la Giornata internazionale dell'infermiera, la ricorrenza della morte di Irena Sendler (avvenuta nel 2008) e, simbolicamente, cade subito dopo la Festa della mamma. Proprio come una madre, Irena ha dato una nuova possibilità di vita a centinaia di bambini, diventando per molti di loro “La terza madre”.

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